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RIONE TERRA

Fa da scenario solenne e muta la rupe del Rione Terra, un incastro di cubi e rettangoli grigi, di tufi sfatti, di decisi pinnacoli e di cupole precise con splendide tegole ceramate.

Vi abitarono i primi Sami; fu l’acropoli di Dicearchia; fu la prima sede dei legionari di Roma e dei coloni di Puteoli; vi svettò l’edicola, dedicata a Poseidone e poi ad Eubone; si innalzarono il Capitolium di Puteoli, il tempio di Augusto e infine il Duomo. …

L’altura del Rione Terra, dopo il sollevamento degli ultimi anni, si erge all’incirca 38 metri dal mare. Nella storia di Pozzuoli occupa il posto più importante, perché ha accolto i remoti primi insediamenti e ha rappresentato non solo il nucleo fondamentale della colonia samia di Dicearchia, ma anche della colonia romana di Puteoli.

Fu chiamato Rione Terra, come a Procida la zona “Terra” nell’alto Medioevo, dai Bizantini. Oltre che il cuore della città, per secoli ne è stata la fortezza.

Il nome stesso (Dicearchia) fu una provocazione per il tiranno di Samo: il giusto governo, o governo dei giusti, rappresentò un momento di aggregazione degli oppositori, un governo in esilio (“dei giusti”) da proporre a chi stava combattendo da ribelle in patria o da fuoriuscito. Ci è piuttosto oscuro il seguito di questa vicenda, anche perché crediamo che i più rappresentativi esponenti di questa colonia siano ritornati in patria successivamente col mutamento del regime.

Caduta Cuma nel 420-421 a.C. in mano ai Sanniti di Capua e di Nola, anche Dicearchia viene travolta dagli eventi e scompare nel gorgo dell’oblio.

[…] Puteoli, cerula sul lunato azzurro… canta Gabriele D’Annunzio nell’ode “Dalla Certosa di San Martino” e così dovette apparire l’altura di Rione Terra agli occhi ammirati dei soldati della Prima Legio, comandati dal console Quinto Fabio, quando nel 215 a.C. entrarono con abile ed improvvisa mossa nella rocca, che domina il porto. I militi erano soddisfatti di aver battuto Annibale sul tempo, con larga immaginazione strategica, in quanto sull’asse Puteoli/Cuma si sarebbe giocata la partita decisiva tra Romani e Cartaginesi, che per posta aveva la città di Roma.

[…] La notizia dell’occupazione della rocca di Dicearchia lo allarma, ha capito che i Romani hanno intenzione di logorarlo sulla linea difensiva flegrea. Reagisce con pari intuito e fantasia alla mossa dei Romani, ma ormai è tardi.

[…] I seimila uomini del presidio romano, sfruttando l’ideale posizione naturale della roccaforte, munita di tutti i mezzi bellici più moderni, si batterono con eroico furore e stroncarono sogni e progetti di Annibale. Per tre giorni, il Cartaginese scagliò il fior fiore delle sue milizie, accostò le catapulte il più possibile alla cinta muraria della fortezza assediata, cercò di manovrare con scale dal lato mare, spingendo di notte i feroci mauretani a tentare la scalata. Invano. Il Senato di Roma era stato previggente, quando ordinò a Q. Fabio di conquistare la roccaforte di Dicearchia e il porto.

[…] Caduta Delo, Puteoli diventa l’emporium maximum del Mediterraneo. Scambi commerciali, attività industriali, crocevia di rotte e di personaggi famosi, diretti alla capitale.

[…] Finis Puteolorum: cala la notte dei Barbari. Alarico occupa Puteoli il 410 d.C.. Vandali, goti bizantini e longobardi passano per Pozzuoli prostrata.

[…] Nel 1131 Pozzuoli cade nelle mani dei nuovi invasori normanni, guidati da re Ruggero II.

[…] Martino de Leon y Cardenas: ... Vescovo di Pozzuoli e Arcivescovo di Palermo. […] De Leon fu mandato a Pozzuoli […] il 28 giugno 1631. […] Appena vescovo, Martino volle che il Duomo fosse degno di Pozzuoli, la città che aveva onorato il pagano Cesare Augusto. Difatti, sull’Acropoli di Dicearchia, dove era sorto il capitolium della colonia puteolana del 194 a.C., Lucio Calpurnio aveva dedicato all’imperatore Augusto il tempio, reso splendido dalle numerose colonne corinzie, per la regia architettonica di Cocceio Aucto.

Già da un documento del 24 luglio 1026, menzionandosi una chiesa di San Pietro, risulta l’esistenza del duomo di Pozzuoli intus castrum iuxta episcopium sancti Proculi. Qui ci viene data conferma dell’antichità di San Procolo quale protettore di Pozzuoli, oltre che dell’esistenza del vescovado sul Rione Terra.

La cattedrale puteolana da lassù fu testimone di vicissitudini liete e tristi negli anni lontani del Medio Evo fino alla catastrofe di Monte Nuovo, che deteriorò e rovinò le strutture del vecchio edificio di culto.

1656. Di questo periodo è la drammatica emergenza della peste, che ammazzerà uomini a sciami come moscerini, non solo a Napoli e a Pozzuoli. Si racconta che a Napoli i morti venissero accatastati come piramidi e che morissero ventimila persone al giorno. …

A Pozzuoli la tragedia della peste non fu meno crudele di altrove. Centinaia e centinaia di morti furono sepolti in fosse comuni nel Rione Terra e recenti scavi hanno riportato alla luce cataste di ossa umane di quei poveretti.

Il passaggio della peste per lo sfortunato Rione Terra lasciò il timbro di un toponimo ad una stradina, presso lo slargo del vecchio municipio, nei cui paraggi si trovava anche la sede della Pretura fino al 1970. La stradina, che mena al pendio san Celso nei pressi di Portanuova, fu chiamata Pesterola, sia perché l’opinione popolare aveva localizzato in quel cunicolo il primo focolaio della peste, sia perché tutta la zona interna fu falcidiata dal micidiale morbo.

La stradina si apre con un arco e giustifica l’antico nome di via Posterula (piccola porta dal longobardo Pusterla, residuo linguistico del castro medievale) che fu storpiato in pesterola con sinistra consonanza. Fu istituito il lasciapassare pei monatti (infermieri e becchini) e fu fondato un orfanotrofio per le ragazze, figlie dei morti di peste (Ritiro di Santa Maria della Consolazione).

[…] Nel 1964 le fiamme divorano il famoso Duomo di Rione Terra, che nel 1953 meravigliò uno, che di arte se ne intende, il toscano senatore Amintore Fanfani, in visita a Pozzuoli. …
Poi nel 1968 inesorabile e invisibile si scuote, nei labirinti del sottosuolo flegreo, il mostro del bradisismo.

1968-1972: primo atto. La terra sale di un metro e settanta cm. circa. Sgombero di Rione Terra.

1982-1984: secondo atto. Di nuovo in moto il bradisismo. Si sale di un metro e sessanta cm. circa in meno di due anni. Dopo la scossa del 4 ottobre 1983: il grande esodo.

Gianni RACE "Pozzuoli: storia, tradizioni e immagini" "Pozzuoli: storia, tradizioni e immagini"

A questo punto non può non nascere spontanea una domanda: ma perché tanti delfini nel Macellum puteolano?

Se si risponde a questo interrogativo facendo notare che il programma iconografico del Macellum era probabilmente dettato dalla vendita del pesce che in esso si effettuava, si offre, a mio avviso, una spiegazione alquanto semplicistica e riduttiva, vera solo in parte. Una risposta del genere produrrebbe senz'altro un ulteriore quesito: perché, tra tanti animali del mondo marino, la scelta era ricaduta proprio e soprattutto sul delfino?

Per quanto mi riguarda, ritengo più plausibile ancorare la spiegazione a tutto il complesso di messaggi che il simbolo del delfino era in grado di trasmettere, data la sua ramificata connessione con i tanti culti e dèi presenti a Puteoli, centro commerciale "internazionale" di primaria importanza nel mondo antico. L'abitante o il frequentatore di questa città che, legato alla tradizione religiosa greco-romana, venerava Apollo, Nettuno, Bacco, Ercole, Cupido, Cerere, Minerva, Diana, Venere, tutte divinità queste alle quali il delfino era associato, non poteva non percepire, attraverso l'immagine di questo animale, la presenza degli dèi da lui adorati. [...]

Ma c'è dell'altro. E' altamente probabile che al delfino, animale così colmo di forza e potenza, venisse assegnata nel Macellum, limitatamente a qualche rappresentazione, anche una funzione apotropaica. Mi riferisco in particolare a quella in cui è preposto nell'atto di divorare il polpo. [...]

Il cosiddetto Tempio di Serapide non solo, dunque, semplicemente un mercato, ma verosimilmente una Immagine del Cosmo (o forse anche di più). Se è così, se le cose nel Macellum dovessero stare veramente in questi termini, la ricerca del simbolo del delfino in questo edificio si conclude in maniera davvero sorprendente. Essa, trovata nel delfino la guida giusta, si è trasformata in una sorte di viaggio iniziatico che attraverso tappe sempre più elevate e perfette ha portato alla scoperta di diversi, notevoli "segreti", mai emersi prima.

Innanzitutto il seguente: il cosiddetto Tempio di Serapide era sì un mercato, ma un mercato realizzato in modo da offrire una Immagine del Cosmo. Non una "semplice" immagine cosmica però, si badi bene, cosa che, trattandosi di antiche costruzioni, sarebbe risultata abbastanza "normale" [...]

E infatti, non solo il mercato di Puteoli, con la sua pianta più o meno quadrata e costruzione rotonda al centro, ma anche altri Macella simili, vedi ad esempio il Macellum Magnum di Roma, sono già solo per questo un'Immagine del Cosmo. [...] Rispetto agli altri edifici del tempo, il Macellum di Puteoli si presenta con caratteristiche uniche, perché davvero unico, elevato e completo era in questa città il "solare" sincretismo filosofico-religioso che si era realizzato nel II e III secolo, e rappresenta non solo una semplice, elementare Immagine del Cosmo, ma molto, molto di più.

Francesco PISANO "Hic sunt delphini"

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