develop your own website

LA CASINA VANVITELLIANA

IL QUADRO STORICO

Con la caduta dell’Impero Romano, anche le città costiere flegree furono costrette a subire la devastante opera distruttrice delle orde saracene del 915 d.C. 

L’area tra Cuma e il Fusaro, secoli prima bonificata dai greci cumani con bacini di drenaggio, riassunse l’antico aspetto paludoso e l’aria ridiventò malsana. La città di Cuma, grazie alla sua cortina difensiva, diventò rifugio di briganti dediti al saccheggio delle città vicine. Il Duca Goffredo di Montefuscolo, nell’anno 1207, pose fine col ferro e col fuoco a queste periodiche razzie. Tra la fine del XIII sec. e la prima metà del XIV, il lago Fusaro e l’intera area circostante divenne una giurisdizione Angioina. Una rendita fu assicurata, prima con Carlo II e confermata poi da Roberto, all’Ospedale S. Maria di Tripergole, insieme al diritto della macerazione di canapa e lino.

Agli inizi della seconda metà del XVIII sec., con Ferdinando IV di Borbone, inizia un primo sfruttamento dello specchio lacustre con la coltivazione delle cozze prima e delle ostriche poi. Per volere suo e della sua seconda moglie Lucia Migliaccio, duchessa di Florida, alla morte degli architetti Luigi Vanvitelli nel 1773 e Ferdinando Fuga nel 1780, fu dato mandato, nel 1782, all’architetto Carlo Vanvitelli di costruire su di una preesistente isoletta, una casina per la caccia e la pesca.

All’età di 42 anni, Carlo Vanvitelli fu chiamato a realizzare le sue due maggiori opere per la Casa Reale, ossia l’intervento al Fusaro e il Giardino Inglese di Caserta, iniziato appunto nel 1782 per il quale si avvalse dell’inglese G. A. Graefer, noto giardiniere ed esperto in botanica. Carlo Vanvitelli avviò i lavori consolidando, con una foderatura di grosse pietre, il preesistente isolotto che ospitava un antico rudere adibito a ripostiglio di attrezzature per la pesca.

L’affascinante padiglione poligonale, che d’incanto sorse dalle acque del lago Fusaro, fu strutturato su due livelli con corpi sporgenti e terrazzati su entrambi i piani. Appena compiuto il Casino Reale, il grande pittore P. Hackert, amico del Vanvitelli, volle esaltare l’immagine nel quadro, e il pretesto fu fornito dalla rappresentazione della caccia reale (Ferdinando IV a caccia di folaghe nel lago Fusaro).

Nel mese di gennaio del 1784 fu ospite della Real Casina e di Ferdinando IV, Giuseppe II. Nel tragico dicembre del 1799, la Real Casina fu “toccata” dai moti rivoluzionari che portarono alla nascita della sfortunata Repubblica Partenopea. A quel periodo, infatti, risale la scomparsa di importanti opere d’arte: 4 grandi dipinti raffiguranti le quattro stagioni di P. Hackert e tele in seta provenienti dal possedimento borbonico di San Leucio, costituenti parte del prezioso arredo interno.

Il 5 maggio del 1819, l’elegante struttura ospitò l’imperatore d’Austria Francesco II, la moglie ed il principe di Metternich. Nella II metà del XIX secolo, l’intera area, lago compreso, passò sotto la giurisdizione del regno.

La Real Casina nel corso del tempo ebbe ospiti illustri come: Mozart, Gioacchino Rossini, lo Zar di Russia, Vittorio Emanuele III e nei primi anni ’50 il presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Il complesso poligonale del Fusaro, pur appartenendo all’estrema fase del barocco, può essere considerato il “canto del cigno” della produzione rococò.

Ciro AMOROSO

LA CASINA VANVITELLIANA del Fusaro

Chiamato dagli antichi Palus Acherusia, conosciuto da Licofrone e descritto da Strabone, il Lago Fusaro prese questo nome soltanto nel periodo angioino, quando fu utilizzato per la macerazione della canapa, che si coltivava nel territorio cumano.

Di proprietà dei Borboni, dal momento che Carlo III lo acquistò dallo Stabilimento dell’Annunziata per appagare la sua passione venatoria, organizzando battute di caccia nel vicino bosco (Pineta) e pescate nel lago. Il comprensorio fu valorizzato e abbellito da Vanvitelli padre, progettista delle opere, connesse alla costruzione degli edifici e fabbricati, necessari alla piscicoltura e mitilicoltura.

… Alla partenza di Carlo III da Napoli, fu suo figlio Ferdinando IV a portare a termine i lavori, servendosi dell’estro e della professionalità del Vanvitelli junior (alla morte del padre).

Nel parco alberato, ravvivato da aiuole fiorite geometricamente spartite, furono costruiti due edifici: l’uno detto BARACCONE, che comprendeva una grande tettoia, sostenuta da archi e pilastri; esso serviva da riparo alle barche delle famiglie reali e conteneva tutte le attrezzature occorrenti per la pesca.

L’altro edificio, chiamato CASSONE serviva a conservare il pescato in grandi chiusi containers di canne, perché si mantenesse vivo durante la vendita. Nacque inoltre quella stupenda bomboniera ottagonale, che sorge dal mare come un fiore esotico, a poca distanza dalla sponda, che si collega ad essa con un ponte-scalandrone.

Piano ammezzato e primo piano, illuminati da smaglianti vetrate sulle acque del lago, compongono una pagoda in miniatura. Le sue linee, le decorazioni in stucco o in affresco, il fascino del suo disegno fondono un insieme architettonico, che è un gioiello.

Ferdinando IV volle riservare la Casina reale agli ospiti più illustri, come l’Imperatore d’Austria Francesco II e Consorte, il Principe Federico Clemente conte di Metternich, Principe e Principessa di Sassonia e Arciduchessa Carolina, ospiti della Casina Reale nei banchetti trimalcionici, che si ripetono nel corso delle loro visite del 1819.

La sera del 24.3.1846 furono ricevuti Zar e Zarina di Russia in una magnifica festa in loro onore. I sovrani di Prussia pranzarono nella Casina Reale nel gennaio 1859, in occasione della loro visita informale a Napoli, sotto il falso nome di Conte e Contessa di Zollern.

Tutta la genealogia dei Borboni vi Passò, così come Re Umberto I e Vittorio Emanuele III in occasione di battute di caccia e di pescate. Ultimo Capo dello Stato ospite della Casina Reale, fu il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi …

Altri personaggi illustri passarono per la Casina Rossa quali il grandissimo W. A. MOZART, venuto nella terra cumana a carpirne l’atmosfera per la sua opera musicale Tito e il geniale effervescente ROSSINI, che tra una pescata e una battuta di caccia, scriveva spesso motivi e arie musicali.

Gianni RACE "Bacoli Baia Cuma Miseno: Storia e mito"

DOVE SI TROVA

INFORMAZIONI:

tel. 0818687080

GUIDA

Su richiesta, e' possibile ottenere una guida privata autorizzata dalla Regione Campania al numero telefonico 3494974183