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TEMPIO DI SERAPIDE

Il grandioso e suggestivo edificio puteolano, chiamato impropriamente Tempio di Serapide, era in realtà il Macellum della città, il mercato pubblico specializzato nella vendita di prodotti alimentari, pesci in particolare.

Una cosa colpiva certamente, a prescindere dal resto, chi, nel II o nel III secolo d.C., si portava in questa struttura: la magnificenza dei suoi elementi architettonici e la ricchezza e squisita resa artistica della loro decorazione.

Appena si entrava nel mercato, doveva attirare subito l'attenzione una grande tholos; per forza di cose, in quanto questa costruzione si innalzava proprio al centro del cortile, ben visibile, su un alto podio circolare, al quale si accedeva per quattro gradinate contrapposte, fiancheggiate da parapetti scolpiti a forma di delfino con testa all'ingiù e coda rivolta verso l'alto e, particolare curiosissimo, con polpo fra i denti. Al di sotto del delfino si sviluppava una decorazione in bassorilievo con mostri marini, tutti con coda di delfino.

Il perimetro del podio presentava sedici colonne corinzie di breccia africana sulle cui basi si ammiravano ippocampi, Tritoni, Nereidi e gli immancabili delfini. Delfini affrontati ornavano anche la trabeazione, insieme a motivi di tipo geometrico e vegetale.

Né un richiamo al delfino mancava dall'"intorno del basamento" su cui la tholos si elevava: anche qui si vedevano animali fantastici con coda di delfino.

Riguardo agli elementi strutturali della tholos - costruzione che, per la descrizione finora fatta, non sarebbe improprio denominare "Tholos del delfini" - appare chiaro che quella del delfino era la figura più rappresentata ed emblematica.

Tuttavia, a ben vedere, a proposito della decorazione della tholos, non sarebbe del tutto esatto parlare di peculiarità, discontinuità e disomogeneità rispetto a quella caratterizzante il Macellum nella sua interezza. Prendiamo ad esempio le trentasei colonne del portico che si sviluppava attorno al cortile centrale. Orbene, ciascun capitello, di stile corinzio, recava su ogni faccia una conchiglia contenente un piccolo delfino. E troviamo il delfino finanche nelle due latrine dell'edificio. C'erano in esse dei braccioli che replicavano il soggetto già proposto dalle guance delle gradinate della tholos: il delfino con testa all'ingiù e coda verso l'alto, anche qui probabilmente nell'atto di addentare un polpo.

Pozzuoli
Macellum o Tempio di Serapide

A questo punto non può non nascere spontanea una domanda: ma perché tanti delfini nel Macellum puteolano?

Se si risponde a questo interrogativo facendo notare che il programma iconografico del Macellum era probabilmente dettato dalla vendita del pesce che in esso si effettuava, si offre, a mio avviso, una spiegazione alquanto semplicistica e riduttiva, vera solo in parte. Una risposta del genere produrrebbe senz'altro un ulteriore quesito: perché, tra tanti animali del mondo marino, la scelta era ricaduta proprio e soprattutto sul delfino?

Per quanto mi riguarda, ritengo più plausibile ancorare la spiegazione a tutto il complesso di messaggi che il simbolo del delfino era in grado di trasmettere, data la sua ramificata connessione con i tanti culti e dèi presenti a Puteoli, centro commerciale "internazionale" di primaria importanza nel mondo antico. L'abitante o il frequentatore di questa città che, legato alla tradizione religiosa greco-romana, venerava Apollo, Nettuno, Bacco, Ercole, Cupido, Cerere, Minerva, Diana, Venere, tutte divinità queste alle quali il delfino era associato, non poteva non percepire, attraverso l'immagine di questo animale, la presenza degli dèi da lui adorati. [...]

Ma c'è dell'altro. E' altamente probabile che al delfino, animale così colmo di forza e potenza, venisse assegnata nel Macellum, limitatamente a qualche rappresentazione, anche una funzione apotropaica. Mi riferisco in particolare a quella in cui è preposto nell'atto di divorare il polpo. [...]

Il cosiddetto Tempio di Serapide non solo, dunque, semplicemente un mercato, ma verosimilmente una Immagine del Cosmo (o forse anche di più). Se è così, se le cose nel Macellum dovessero stare veramente in questi termini, la ricerca del simbolo del delfino in questo edificio si conclude in maniera davvero sorprendente. Essa, trovata nel delfino la guida giusta, si è trasformata in una sorte di viaggio iniziatico che attraverso tappe sempre più elevate e perfette ha portato alla scoperta di diversi, notevoli "segreti", mai emersi prima.

Innanzitutto il seguente: il cosiddetto Tempio di Serapide era sì un mercato, ma un mercato realizzato in modo da offrire una Immagine del Cosmo. Non una "semplice" immagine cosmica però, si badi bene, cosa che, trattandosi di antiche costruzioni, sarebbe risultata abbastanza "normale" [...]

E infatti, non solo il mercato di Puteoli, con la sua pianta più o meno quadrata e costruzione rotonda al centro, ma anche altri Macella simili, vedi ad esempio il Macellum Magnum di Roma, sono già solo per questo un'Immagine del Cosmo. [...] Rispetto agli altri edifici del tempo, il Macellum di Puteoli si presenta con caratteristiche uniche, perché davvero unico, elevato e completo era in questa città il "solare" sincretismo filosofico-religioso che si era realizzato nel II e III secolo, e rappresenta non solo una semplice, elementare Immagine del Cosmo, ma molto, molto di più.

Francesco PISANO "Hic sunt delphini"

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